Il gioco dello sguardo, tra forma, luce e colore

In questa sua nuova mostra, Tracca presenta un nutrito numero di acquerelli, tipologia espressiva che gli è congeniale e che negli anni si è confermata come suo inconfondibile linguaggio; i temi sono quelli dove meglio si estrinseca il suo sentire, gli scorci architettonici e paesaggistici, i fiori.

Una precisa connotazione di valenza interiore caratterizza in vario modo i tre temi, sottesi tutti da un identico percettibile lirismo, controllato tuttavia dal rigore intellettuale; l’ottima conoscenza del mezzo consente inoltre all’autore di orientare il fluire delle immagini, nelle differenti cromie e nelle mutevoli alternanze della luce, verso risultati affascinanti, nei quali le consonanze emotive e i richiami dell’ispirazione si articolano secondo una sintassi formale organica e armonicamente scandita.

Il progetto espressivo di Pietro Tracca si dipana lungo un filo che corre tra la realtà e l’immaginario . Il mondo tangibile ne costituisce il presupposto , mentre la ricchezza inventiva filtra le forme, ricreandole, foglio dopo foglio, fino a formare un’antologia in cui la suggestione delle cose si orchestra in una sorta di realtà nuova, rivissuta secondo modalità personali.

La luce è in Tracca un elemento ovviamente imprescindibile e molto sentito, sia quando si effonde sulle architetture precisandone i contorni, che dove indulge , accendendosi, su alcuni particolari, sino a farli divenire gli inaspettati protagonisti del racconto pittorico, l’anima della composizione.

Suggestive anche le vedute di Venezia, dove risaltano in luminescenze d’acquario i risvolti dei palazzi e i ponti sopra i canali; interessante San Giorgio Maggiore, che sorge dall’orizzonte velandosi tra cielo e acque bluastri, o le cupole di Santa Maria della Salute, emergenti dietro le case a specchio sul Canal Grande, in una profusione d’ azzurro pacato, smorzato di grigio, mentre in lontananza bagliori d’un giallo solare fendono le nubi. Ecco infine, accurato e vivace, l’impatto visionario della Basilica di San Marco, così seducente da acquarellare di getto, nella gioiosa avvolgente visione d’insieme.

Impossibile trascurare infine i fiori di questo raffinato acquarellista. Pietro Tracca pensa, e crea, fiori come sequenze architettoniche, lievi ma densi di vita sommessa: umorali e sapienti, i fiori sono crisalidi di colore chiuse nel loro turgore segreto, oppure corolle spalancate verso la luce.

Tracca ama riprendere composizione floreali fissate in un momento quasi d’attesa, prima di sfarsi in rapide tracce evanescenti, come macchie che impallidiscono digradando sino a svanire, in cenni di smorzata luminescenza. Fiori non per decorare, ma per rappresentare l’idea, concetto estetico carpito alla realtà della natura.

Resy Amaglio

locandina mostra Il gioco dello sguardo, tra forma, luce e colore