Le delicate, suggestive visioni di natura nell’impegno pittorico di Pietro Tracca

Non sempre chi opera in pittura si propone di abbandonare la ricognizione nello sconfinato universo delle realtà di natura per tentare luoghi, forme e spazi del tutto immaginati cui dare le sembianze di percezioni emblematiche, ovvero di trasformarli in scansioni e ritmi spaziali derivanti dai rigori delle geometrie o, per converso, dalle suggestioni connesse alla materia.

Pietro Tracca, da tempo oramai, ha cercato di accostarsi alle soglie dell’immaginario con esiti convincenti senza tuttavia avvertire la necessità di staccarsi dalle rinnovate suggestioni generate dall’osservazione commossa della natura e della costante ripresa dei fenomeni connessi al mutare delle stagioni che per lui sono fonte primaria, perenne di ispirazione e di stupore.

L’indagine da lui condotta sul paesaggio è circoscritta, di preferenza, ai luoghi vicini alla Riviera Berica, anzi alcuni ripropongono visioni tra la Villa Valmarana e la Villa Capra detta “La Rotonda”; quest’ultima in particolare diviene, per Pietro Tracca, motivo di uno dei più felici incontri che gli consente di animare un’immagine universalmente nota e sottrarla alla tentazione di analizzare la magnificenza architettonica con lo scrupolo di un misuratore di planimetrie. Il nostro pittore invece immagina di creare come una barriera di quinte tra il monumento e il suo occhio, una barriera rappresentata da una larga trama di pioppi, di vecchi platani e di cipressi; l’edificio palladiano rimane appena delineato dai verdi-grigio-rosati delle sue strutture, davvero come un’ immagine sognata più che vista.

Questa sensazione si prova di nuovo osservando altri acquarelli illustranti, nei primi piani, distese di campagne ingiallite che vanno facendosi brune-rossastre e terra di siena naturale fin verso lontane colline emergenti dalle prime nebbie autunnali.

La visione si sovrappone alla veduta, anzi vince quel limite, sostenuta come è dal flusso di una emozione sottilmente sorvegliata.

Nella ormai ventennale attività del pittore vicentino un posto a se occupano le composizioni con fiori, a proposito delle quali in precedenti occasioni, ho avuto modo di sottolineare la felicità della resa. Dei fiori Pietro Tracca non studia le forme con l’impegno analitico degli esperti cultori di botanica, ma lo fa con l’animo di chi partecipa alla bellezza, alla varietà sorprendente, al fascino e alla gioia della pur breve, fuggevole apparizione di una seducente forma di vita. Anche in questo caso quindi si tratta di trasporto e di propensione colloquiale con quanto è espressione di una bellezza sottile e tutta da scoprire, per sottrarla alla solitudine di una esistenza effimera e avvicinarla all’umano, in un gesto di intesa solidale.

Salvatore Maugeri